SUL 25 APRILE, QUALE ANTIFASCISMO?

Passato il 25 aprile, credo sia necessario esprimere delle considerazioni sul dibattito che ha attraversato il Paese prima, durante e dopo.

Chi scrive ha contribuito a costruire il percorso iniziale, a metà degli anni Novanta, che ha portato all’apertura delle iscrizioni all’ANPI agli antifascisti (L’Anpi-giovani come venne definita all’epoca) e non solo agli ex combattenti. Ricordo le prime riunioni con i Comandanti partigiani Ferdinando De Leoni e Massimo Rendina e poi l’avvio di quel progetto che ha determinato la sopravvivenza e la rigenerenazione dell’associazione nazionale dei partigiani.

Questo lo scrivo per non far fraintendere quello che sto per dire. Sono antifascista e lo rivendico.

Il dibattito, però, portato avanti da “La Repubblica” e il PD sa di artificiale. Questa ossessione di far affermare a Giorgia Meloni o Ignazio La Russa di essere “antifascisti”, oppure peggio, l’idea che si stia smascherando con sorpresa la loro identità è ridicola.

Si pensa che in questo modo si possa delegittimare il governo? Non credo siano così ingenui. Certamente non lo sono le scelte editoriali di “La Repubblica”.

Il tema sarebbe quello di capire come mai al governo e alle massime cariche istituzionali siano saliti esponenti della destra fascista e fascistoide di questo Paese. Quali anticorpi siano stati debilitati per permettere lo scempio in cui è stata trasformata la repubblica nata dalla resistenza.

Lo stesso dibattito sull’utilizzo strumentale della televisione pubblica si copre di grottesco se poi si scopre che la legge con cui oggi la destra sta occupando militarmente la Rai sia stata fatta da Renzi, l’allora enfant prodige del Partito democratico. A volte sembra un gioco delle parti senza che si sposti di una virgola e sull’essenziale il dibattito politico.

In realtà, poi, lo stesso dibattito sull’antifascismo si ferma al 1945 quando sarebbe più che mai opportuno leggere anche quello che i fascisti hanno rappresentato nel Paese nel dopoguerra. Stragi e violenza squadrista al servizio del contenimento verso un movimento operaio e studentesco in grado di accelerare i processi di emancipazione che hanno portato a realizzare alcuni, non moltissimi a dir la verità, dei principi previsti dalla Costituzione.

Su questo argomento basti pensare alle posizioni che attraversano il PD sulla lettura o non lettura degli anni Settanta.

Ma la vera ipocrisia del dibattito nasce dalla evidente volontà di offuscare nella nebbia della polemica i punti di convergenza che una parte rilevante dell’opposizione, in particolar modo il PD, ha con l’attuale governo, prima di tutto sulla politica estera.

La difficoltà ad esprimere con chiarezza una condanna senza appello alla leadership israeliana per il genocidio e la pulizia etnica in corso a Gaza o l’assoluta coincidenza di posizioni sull’Ucraina. La stessa subalternità alla UE accomuna la gran parte dell’arco parlamentare. Dal Pd a Fdi si sta discutendo se riconfermare Ursula von der Leyen o far crescere la candidatura di Draghi alla guida della commissione europea.

Con questo livello del dibattito si continua ad allontanare qualsiasi ipotesi di ripresa di una partecipazione popolare alla politica.

Tornando al 25 Aprile la polemica contro i manifestanti che hanno voluto rappresentare la lotta e l’oppressione a cui sono sottoposti i palestinesi è a riprova di quanto su scritto.

I vari Cappellini (una delle maggiori firme di “La Repubblica” e ormai ospite fisso nei Talk show), che si scandalizzano di fronte alle parole di Giorgia Meloni perché non si dichiara antifascista, difendono poi a senso unico i sionisti che si sono resi protagonisti, immagini alla mano, di un’aggressione verbale e fisica verso gli antifascisti che inneggiavano alla Palestina Libera. È avvenuto in maniera eclatante a Roma.

Pur non volendo entrare nella polemica spicciola su quanto abbia fatto o meno la Brigata Ebraica nella resistenza, aggiungo che non si può non notare che se si utilizza strumentalmente la Brigata Ebraica per fare un’aggressiva propaganda filoisraeliana nel corteo del 25 Aprile è giusto e normale che possa essere contestata. Soprattutto nella piazza che festeggia i resistenti che hanno vinto la barbarie nel 1945.

Antifascista, dal mio punto di vista, significa non soltanto ricordare ciò che è stato nel passato più o meno recente ma riportare nel presente i valori di cui è portatrice quell’espressione. Né la NATO, né Israele, lo sono. Questo vale per la Meloni ma anche per chi dall’opposizione continua a giocare con le parole.