IL RITORNO DI RENZI, PROSPETTIVE E CONSEGUENZE SUL GOVERNO

Il ritorno di Renzi è certamente la novità politica, largamente prevedibile dall’inizio della crisi agostana, su cui vale la pena spendere una breve riflessione.

Partiamo dagli effetti che la sua scissione ha provocato e molto probabilmente provocherà nel medio periodo.

In primo luogo Renzi ha riacquisito una centralità politica che dopo la sua sconfitta sembrava impensabile. Il tempo da lui conquistato con l’insediamento del nuovo governo gli permetterà di mettere a punto una forza politica su cui costruire un consenso. Una forza che attrarrà verso il centro parte di Forza Italia e PD. Non è da escludere che alla lunga esponenti PD oggi lontani da lui con il tempo potranno essere attratti. Nulla è scontato ma c’è da scommettere che questo obiettivo lo praticherà con determinazione. D’altra parte questa operazione non è guardata con sfavore da quei settori del capitale più internazionalizzato che preferiscono più opzioni su cui poter contare. Soprattutto quelle più funzionali.

Un secondo effetto è quello di rendere in apparenza il PD più di “sinistra”. Questa è una conseguenza apparentemente secondaria ma a livello di percezione renderà ancora più complicato rendere visibile un’opposizione di sinistra al governo. La “sinistra” verrà vista ancora di più al governo. La ciliegina della presenza insignificante di Leu nel Conte bis alimenta ancora di più tale convinzione a livello di massa.

Infine un ultimo risultato è quello di mettere in notevole difficoltà il Movimento Cinque Stelle che contro Renzi ha fondato una parte non indifferenze delle sue fortune elettorali. Questo senza contare che il Trio di Governo Zingaretti-Di Maio-Renzi offre un’arma formidabile di opposizione a Salvini e Meloni che avranno gioco facile ad agitare “la coerenza contro i poltronari”, anche di fronte ai potenziali risultati del Governo che non si annunciano esaltanti.

La vita del Conte bis non credo sarà breve. Punteranno ad arrivare all’elezione del Presidente della Repubblica e provare a fare una nuova legge elettorale. Gli scossoni, almeno nel breve periodo, saranno nelle e tra le forze politiche.

I movimenti in termini di alleanze tra PD e Cinque Stelle in Umbria sono il tentativo di ipotizzare un nuovo centrosinistra e puntano a rafforzare l’asse di Governo Zingaretti-Di Maio, prefigurando scenari futuri su cui misurare anche i ragionamenti su quale potrà essere la legge elettorale nazionale su cui puntare.

Ma all’ombra di tutte queste manovre ci sono le dinamiche reali della crisi e della recessione a cui corrispondono le direttive che da Bruxelles Gentiloni ed il suo “Mister” Ursula indicheranno anche all’Italia.

Per convenienza legata alle necessità della sua crescita, Renzi sarà colui che punterà di più alla stabilità del Governo, essendone anche in parte l’artefice insieme alle pressioni di Mattarella e a quelle giunte da oltreconfine, e lavorerà per garantirlo dalle turbolenze del contesto economico e politico internazionale.

Sull’altro fronte è chiaro che chi ha giustificato la nascita del Conte bis contro Salvini, rischia tra non molto tempo di ritrovarsi la destra ancora più forte e radicalizzata nei contenuti e pronta a giocarsi le sue carte per tornare al Governo.

Chi da sinistra sta generosamente provando a rilanciare un’opposizione di classe deve tenere conto di tale contesto e prevedere delle contromisure. Nei contenuti e nel linguaggio. La strada è tutta in salita ma la fluidità della situazione e le dinamiche in particolare del Movimento Cinque Stelle potrebbero riaprire degli spazi che nell’immediato appaiono completamente chiusi.