Con il presente articolo iniziamo un nostro reportage a puntate, per ricostruire una cronaca politica che dura da diversi decenni. Un percorso lento e dominante che riflette il declino non solo di Roma, ma di tutte le grandi città nell’era dell’austerity europea.
1° puntata: Il caso Roma, la fine del diritto di accesso per tutti ai servizi pubblici essenziali. Introduciamo l’argomento con ironia e leggerezza…
Le cavità urbane:
Le buche di Roma, il degrado delle sue strade, le depressioni e gli avvallamenti del terreno viario, ci disegnano quotidianamente il nostro presente e il nostro futuro urbano. Gli “ammaloramenti stradali”, sono la metafora della città-mercato. La quale adotta dieci nuovi comandamenti, come delle norme che vanno oltre l’apparenza: 1° oggi abbandoniamo le strade pubbliche 2° domani apriremo un buco nei trasporti pubblici e infosseremo sotto il binder/Asfalto dell’omertà i 600 milioni rubati all’Atac, grazie alla emissione dei famosi biglietti falsi. 3° non adorerai altro Dio che il turbo liberismo…scuola, sanità, cultura, servizi social, ambiente sono roba nostra. Gli altri comandamenti saranno lasciati alla vostra libera interpretazione. A nessuno si nega una propria rappresentazione della vita. Infine non dimenticate mai di rivolgere la vostra rabbia e frustrazione, contro gli immigrati, gli scansafatiche, i giovani, le donne, i diversi, i comunisti, gli arabi, contro “maria cazzetta”, fino ad arrivare a “Fra’ cazzo da Velletri”. Ci raccomandiamo di ripetere i precetti almeno due volte al giorno, ci raccomandiamo…
Le citta negli ultimi anni si sono trasformate da presidio urbano generatore di progresso sociale per i suoi cittadini a luogo/pascolo del nuovo capitalismo municipale. L’inversione di tendenza si è realizzata attraverso la progressiva privatizzazione di interi comparti dei servizi pubblici, un processo favorito da: riforme legislative ad hoc, intese come un susseguirsi di provvedimenti che disegnano la fine dei comuni e di tutti gli enti territoriali, come li avevamo conosciuti fin allora. È quasi stato un grido proprietario e egoistico delle élite che si richiama alla storia, attraverso un odio ideologico, che produce un inedito patto tra poteri finanziari e immobiliari di nuovo conio per: eliminare una volta per tutte il “socialismo urbano”, spazzare via le municipalizzate, cancellare la storia del XX secolo: giolittiana, , socialista, comunista e democratica, e delle giunte rosse degli anni 70 e80. Si cancella così la storia dei municipi, dei diritti collettivi cittadini: ora i diritti si pagano e, se non hai quote azionarie, sei fuori dalle mura della città. Lor signori dimenticano che, solo quando tali servizi sono stati posti sotto controllo popolare e democratico, vi è stata una reale accessibilità per tutti, lavoratori e disoccupati compresi, realizzandosi così l’universalità delle prestazioni, per una massa di persone altrimenti escluse per intere generazioni da tali diritti.
Breve escursus storico. Dopo i provvedimenti di Bersani del 2006…che iniziarono a picconare il ruolo e le funzioni della cosa pubblica. Nel 2012 un altro agguato parte dalle élite liberiste, protagonisti e cospiratori alcuni sindaci del Nord, che propongono la fusione di A2A, Iren, Hera, una grande multiutility del Nord quotata in borsa. Questa operazionefallisce per i debiti che queste società portano in dote. Arriva poi il Governo Renzi, ovvero la “soluzione smart” delle municipalizzate e del ruolo dei Comuni. Gli strumenti dell’attacco sono il decreto Sblocca Italia, il Patto di Stabilità e la spending review. Infine nel 2019 arriva l’autonomia differenziata sotto il governo giallo-verde. La sintesi di questi provvedimenti è la decisione di:
- ridurre le municipalizzate e gli enti pubblici locali da ottomila a meno di mille eliminando, fondendo e accorpando le società di gestione: che molti di questi enti siano utili solo ai burocrati dei partiti di governo è scontato, ma qui l’obiettivo vero sono i servizi fondamentali;
- limitare l’affidamento pubblico (in house) rendendolo oneroso per gli enti locali, con l’obbligo all’accantonamento di una consistente somma;
- incentivare gli Enti locali a vendere quote ai privati ( sottraendo gli introiti dal Patto di Stabilità; )
- stabilire che i finanziamenti pubblici debbano andare ai gestori privati o a quelli che si aggregano e vendono quote societarie;
- eliminare le Aziende speciali per tutti i servizi in rete, marginalizzando le Spa in house e affermando che occorre tener conto della “remunerazione del capitale”.
- spaccare l’italia in due con il gettito fiscale a favore delle regioni ricche del nord.
In questo contesto come operano le multiutility? Focalizziamo per un attimo il disegno strategico delle “quattro sorelle”, per comprendere meglio la loro missione complessiva. Prendiamo il gruppo Acea, gigante dei servizi idrici, che estende, attraverso fusioni e accorpamenti, il proprio “domus” su Toscana, Umbria, Lazio e Campania. Sta realizzando la fusione/privatizzazione del servizio idrico della Provincia di Frosinone e non solo, malgrado la contrarietà del 99 percento dei Comuni della zona. A livello internazionale si attiva con la logica di mercato in Armenia, in Perù e in Israele con Mekorot, ossia “L’azienda nera” dell’acqua che quotidianamente chiude i rubinetti idrici ai Palestinesi.
Nei suoi assetti societari ci sono Suez, le banche e il gruppo Caltagirone. Questi gruppi non nascondono che il loro obbiettivo primario è ottenere la maggioranza delle quote azionarie del gruppo e marginalizzare ancor di più la proprietà pubblica. Poi abbiamo Iren, societa di servizi che opera in prevalenza su acqua ed energia, in Piemonte, Liguria e in dell’Emilia-Romagna. La missione delle quattro sorelle è quella di divenire il braccio operativo del disegno strategico della privatizzazione e delle gestioni dei servizi pubblici. Parliamo di quattro poli aggregativi che attraverso fusioni e accorpamenti fanno già spesa di decine e decine di piccole e medie multiutility comunali e consortili o di singole Aziende municipalizzate presenti nel Paese. Sono quotate in borsa, operanti tutte e quattro nei tre settori fondamentali dei servizi pubblici locali – elettrico e del gas, idrico e smaltimento dei rifiuti. Le quattro sorelle, sono un intreccio tutto italiano di potere politico-governativo, pochi grandi comuni, capitale privato, multinazionali come Suez e Veolia, banche e fondi speculativi. Esse operano attraverso fusioni e incorporazioni, svuotando di poteri decisionali la stragrande maggioranza dei comuni, tenendo comunque in vita una miriade di consigli di amministrazione in un sistema di scatole cinesi ed estendendo i loro campi di azione oltre i confini regionali. Sono attive in particolare nel Nord e nel Centro del paese, mentre il Sud resta un terreno di pascolo con il fucile finanziario puntato sul grande Acquedotto Pugliese. Continua…