NAPOLITANO, UN GIUDIZIO SENZA RETICENZE

Il rispetto dovuto per la scomparsa di un uomo come Giorgio Napolitano non impedisce di poter dare senza reticenze un giudizio netto su cosa abbia rappresentato sul piano politico.

Un secolo di vita che ha attraversato momenti decisivi e fondamentali di quella che è stata la storia del nostro Paese.

In primo luogo, il ruolo nel PCI dove le sue posizioni hanno rappresentato la punta estrema di coloro che spingevano per depotenziarne ogni spinta trasformatrice e di cambiamento degli assetti reali di potere strappando il partito definitivamente dalla sua aspirazione originaria.

L’area di cui era espressione, a cui era a capo dopo la morte dello storico dirigente della destra Pci Giorgio Amendola, aveva come essenza dell’orizzonte politico la moderazione volta all’integrazione del PCI negli assetti di potere e consociativi dello Stato. Non a caso i cosiddetti “miglioristi”, nome dispregiativo che fu assegnato alla sua area, furono nel PCI dei primi anni Ottanta la più forte opposizione alla linea dell’alternativa inaugurata da Berlinguer dopo il fallimento del compromesso storico.

Una posizione che vedrà Napolitano spingersi sempre più in là indicando la strada di agganciare il Pci al Psi di Craxi e all’internazionale socialista sposandone in pieno l’idea di “responsabilità nazionale”. Una responsabilità che avrà nel concreto come primo risultato la fine della scala mobile, inaugurando con Amato nei primi anni Novanta la cosiddetta politica dei redditi. Il PSI di Craxi verrà poi “lasciato” al suo destino con tangentopoli accanto ad un Pci che volgeva verso lo scioglimento.

Se si può sintetizzare in poche parole Napolitano ha rappresentato un anello fondamentale nel dibattito interno e nelle dinamiche della storia degli ultimi trenta anni del PCI che lo hanno portato alla liquidazione. Non è soltanto simbolico il fatto che nella fine degli anni Settanta è stato il primo dirigente comunista italiano ad essere accolto negli Usa. La sua collocazione “atlantista” da quel momento sarà una guida che ne caratterizzerà le scelte.

A sintesi di tale percorso si viene nei suoi nove anni da Presidente della Repubblica. Il primo politico che viene dalla storia del Pci e che diventa Presidente della Repubblica è anche, a mio avviso, colui che ne snatura in maniera più decisa, dopo Cossiga, il ruolo voluto dai costituenti. Sia nel merito che nel metodo.

Fortemente decisionista e andando ben oltre i poteri assegnati dalla Costituzione, Napolitano spinge il Governo Berlusconi ad accettare, sotto la spinta atlantista e dei maggiori paesi europei, l’intervento militare in Libia con effetti nefasti che abbiamo ancora davanti ai nostri occhi. Questo, senza contare il danno al Paese da un punto di vista geopolitico, essendo quell’attacco voluto in primo luogo dai francesi proprio per sostituire l’Italia quale interlocutore privilegiato degli interessi petroliferi nel Paese allora governato da Gheddafi.

Lo stesso percorso che ha portato al Governo Monti ne evidenziano la stretta osservanza delle esigenze dettate dalle oligarchie euro-atlantiche di cui quel governo ha poi espresso con ferocia gli interessi, con la “sospensione della politica” e attraverso una ulteriore drastica riduzione di ciò che restava dello stato sociale.

Da Monti in poi, con l’arretramento complessivo della sinistra che ha provato a resistere ad un’ondata liberista che ha devastato il paese, lo stesso dibattito politico si è ridotto ad urla da cortile senza alcuna capacità di incidere su quello che proprio in quell’epoca fu definito il pilota automatico.

La politica italiana da quella fase in poi ha subito un declino che sembra ancora irreversibile: basti pensare al caos delle legislature che si sono succedute a quel 2011 e al fatto che l’esito finale, ad oggi, sia stata l’elezione a premier di Giorgia Meloni.

Ecco questo sono solo alcuni spunti, ognuno dei quali potrebbe essere elaborato in un convegno di giorni, per dare un giudizio sulla figura di Napolitano. Un uomo che ha attraversato il Novecento iniziando dalla parte giusta per poi contribuire a dissolverla e a cancellarne nel nuovo secolo le ragioni della sua esistenza portandola all’oblio.