RIESPLODE LA GUERRA IN MEDIO ORIENTE

Dopo un periodo di relativa calma (molto relativa), seguito alla tregua tra Israele e Hamas (dovuta anche alla distruzione della Siria di Assad e alla nascita del nuovo regime di Al Jolani), negli ultimi giorni è di nuovo esploso con ferocia il conflitto in Medio Oriente. Ciò è accaduto in almeno due zone, almeno per il momento.

La prima è Gaza, in cui l’esercito israeliano ha ripreso a bombardare massicciamente la popolazione civile, causando oltre 400 morti in soli due giorni (la metà bambini) e la seconda è lo Yemen, con l’attacco aereo degli Stati Uniti sugli Houthi e le risposte di questi.

La rottura unilaterale della tregua, che ha retto, anche se malamente, per diversi mesi, tra Israele e Hamas, da parte del primo, sta provocando l’ennesima carneficina tra la popolazione civile di Gaza – ad opera di Tel Aviv – la quale non ha la possibilità non dico di difendersi, ma in effetti nemmeno di fuggire via da quell’inferno.

Il governo di Netaniahu sta addirittura sganciando tra i palestinesi dei volantini, in cui li si “invita” ad abbandonare al più presto la loro terra e le loro case, altrimenti non avranno la possibilità di salvarsi e saranno tutti sterminati.

Ciò che colpisce non è nemmeno tanto la assurda e inaudita ferocia di simili misure, quanto l’impunità pressoché totale di cui gode lo Stato Sionista e l’atteggiamento dei paesi europei, i quali fanno finta di niente e si guardano bene dal condannare una barbarie di questo tipo. Appelli ai diritti umani, per non parlare di sanzioni o di risoluzioni ONU di condanna – che negli anni scorsi abbondavano nei confronti della Russia – sono in questo caso del tutto assenti.

Contemporaneamente è ripresa la guerra tra gli Houthi dello Yemen da una parte, e gli Stati Uniti (e Israele) dall’altra.

Nei giorni scorsi vi è stato un massiccio bombardamento da parte degli statunitensi, che ha colpito diversi obiettivi, non risparmiando nemmeno la capitale dello Yemen, Sanaa.

Per tutta risposta gli Houthi – ribelli yemeniti – hanno provato a colpire ripetutamente la portaerei americana Truman.

Ricordiamo che la guerra tra Washington (e Israele) contro gli Houthi era nata proprio in conseguenza ai tremendi bombardamenti sulla popolazione palestinese di Gaza da parte di Tel Aviv e in sostegno di essa. Gli Houthi (ribelli sciiti dello Yemen, in passato in guerra con l’Arabia Saudita) decisero di attaccare tutte le navi che commerciavano con Israele e che passavano per lo Stretto di Aden, situato in una zona altamente strategica tra l’Oceano Indiano e il Mar Rosso, cruciale per l’attraversamento del Canale di Suez e per giungere nel Mediterraneo.

Ma, oltre al collegamento tra Gaza, palestinesi e gli Houthi, c’è un altro legame, assai più significativo e carico di rischi: quello tra questi ultimi e l’Iran.

È noto che i ribelli dello Yemen hanno rapporti intensi con Teheran e di sicuro molta della loro forza è dovuta proprio al sostegno di quest’ultima.

Il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha già detto a chiare lettere che considera l’Iran quantomeno corresponsabile di questo conflitto e non ha nascosto le sue intenzioni di prendere delle misure nei confronti di questo.

Al momento sembra che si tratti di (ulteriori) sanzioni economiche, ma non è detto che non si arrivi a qualcos’altro. Anche perché di sanzioni l’Iran ne ha già avute non poche nei decenni scorsi e in generale l’arma delle sanzioni sembra essere, via via, sempre più spuntata, se consideriamo anche gli scarsi effetti che hanno avuto sulla Russia.

Un’eventuale guerra “calda” con l’Iran è un’ipotesi a dir poco inquietante. Questa, infatti, è una grande potenza regionale e ad un livello molto superiore alla Siria, all’Iraq, alla Libia o all’Afghanistan, per non parlare di Hamas. Inoltre sembra che sia sul punto di realizzare ordigni nucleari (ammesso che già non li abbia e lo tenga nascosto). D’altronde è noto che anche la stessa Israele ne è dotata e già da tempo.

In ogni caso un conflitto serio con Teheran non sarà una passeggiata. Anche perché se gli Stati Uniti si sono guardati bene dall’attaccare direttamente la Russia, preferendo mandare al massacro gli Ucraini e coinvolgendo anche gli europei, con l’Iran potrebbero farsi meno scrupoli, ritenendolo un avversario molto più facile.

Oltre a ciò, una guerra di alta intensità con l’Iran, comporta degli ulteriori rischi, se consideriamo che Teheran non solo ha forti legami con la Russia – per la quale è un partner di enorme importanza, per non dire strategico – ma un simile conflitto procurerebbe danni incalcolabili a Pechino, che sta faticosamente tentando di costruire la “Via della Seta” e il Medio Oriente (e l’Iran) è una regione strategica da questo punto di vista.

Paradossale è il fatto che proprio ora che il percorso – tutt’altro che privo di difficoltà e insidie – verso la pace tra la Russia e gli Stati Uniti, a proposito dell’Ucraina, sta facendo grandi passi avanti, scoppia di nuovo il conflitto in un’altra zona del mondo.

Non solo: lo stesso protagonista del processo di pace, Donald Trump, sta gettando benzina sulle tensioni a Gaza e con gli Houthi.

La pace è ancora molto, molto lontana.