Capita spesso che per acquisire un’informazione veramente importante non basta leggere ciò che viene riportato da una determinata fonte, ma occorre far caso a ciò che NON viene detto.
La notizia del Vertice BRICS+ di Kazan – il sedicesimo – ha avuto un risalto talmente scarso nei paesi occidentali, che sbirciando i siti dei principali quotidiani, sia italiani che stranieri (inglesi, francesi, tedeschi, spagnoli e statunitensi) la si trova a fatica, per lo più in fondo, dopo lungo smanettamento, nascosta in mezzo ad una lunga serie di articoli secondari. Eppure si tratta di un evento a dir poco epocale e che sembra destinato a cambiare molte cose nel futuro del mondo.
La spiegazione di tale semi-occultamento è da ricercarsi innanzitutto nel fatto che tale consesso ha rappresentato un’evidente testimonianza del fatto che la Russia (dove tra l’altro è situata la città di Kazan), contrariamente alla narrazione dei paesi europei e statunitensi, è tutt’altro che isolata. Lo smacco nel vedere i leader di paesi popolosi e di crescente importanza a livello economico e politico, e perfino il Segretario Generale dell’ONU, Antonio Guterres, stringere la mano a Putin non è facile da digerire e ancora più problematico è farlo sapere a chi negli ultimi anni è stato indottrinato su quanto il presidente russo fosse un “mostro” e inoltre debole e isolato dalla “comunità internazionale”.
Ma ci sono anche ben altri fattori che spiegano il motivo della riluttanza della nostra informazione a dare risalto a tale notizia e hanno a che fare col significato politico profondo di tale vertice.
Che il gruppo dei BRICS+ si stia caratterizzando sempre più come un organismo che si pone quantomeno in alternativa al G7 e alle istituzioni che hanno governato finora l’economia (e la politica) mondiale, come il FMI, la Banca Mondiale e l’OMC, non è un mistero. E, a conferma di ciò, nella tre giorni di summit a Kazan (22, 23 e 24 ottobre) sono emerse tutta una serie di critiche nei confronti del modo come finora l’Occidente (a guida USA) ha egemonizzato l’economia mondiale, proprio grazie a queste istituzioni.
Alla critica nei confronti della politica delle sanzioni contro i presunti “stati-canaglia”, si è aggiunta la richiesta di sblocco delle riserve sovrane, che hanno colpito numerosi Stati (in ultimo, come è noto, la Russia) e che potrebbero colpirne tanti altri.
Anche le agenzie di rating (Standard & Poor’s, Fitch e Moody’s) e il loro strapotere non sono usciti indenni dalle critiche (va ricordato come queste nel 2008 non seppero prevedere l’imminente fallimento del colosso bancario della Lehman’s Brtohers, eppure, nonostante ciò, vengono tuttora viste come la “Bibbia” dall’economia politica occidentale).
In sostanza ciò su cui i paesi partecipanti al Vertice di Kazan condividono è che le istituzioni economiche mondiali di cui sopra sono quantomeno superate e che occorre costruirne delle nuove.
In questo senso già dal 2015 è nata la Nuova Banca di Sviluppo, diretta dall’ex presidente del Brasile, Wilma Roussef, finalizzata al finanziamento dei paesi emergenti. Banca che non solo non pratica interessi da strozzinaggio, ma tantomeno interferisce sulle politiche economiche interne di quei paesi, imponendo tagli e privatizzazioni (come fanno invece FMI e Banca Mondiale).
Un altro elemento su cui i BRICS+ stanno lavorando è quello di favorire il processo di dedollarizzazione, ossia il superamento del dollaro come valuta mondiale di scambio, emancipandosi così dal sistema dei pagamenti Swift, controllato da Washington (grazie al quale quest’ultimo ha tentato, ma senza successo, di isolare economicamente la Russia). L’idea sarebbe quella di realizzare una nuova valuta che vada a sostituire la moneta statunitense. Tuttavia tale processo va avanti a rilento, a causa delle resistenze opposte da alcuni paesi (India e Brasile), i quali intendono evidentemente mantenere i piedi in due staffe, conservando buoni rapporti anche con gli Stati Uniti.
In ogni caso la tendenza alla dedollarizzazione è già un dato di fatto, dal momento che negli ultimi anni sono in continuo aumento gli accordi commerciali che avvengono in yuan, in rubli o in altre valute. E il volume di queste transazioni è in enorme crescita.
Uno dei più grandi successi di questo vertice – forse il più grande – è stata la decisione di allargare il BRICS+ a una serie di altri paesi. Ricordiamo come quest’organismo si era già ingrandito l’anno scorso, con l’aggiunta di altri importanti paesi (Egitto, Iran, Emirati Arabi Uniti, Etiopia e Arabia Saudita) ai cinque originari (Cina, Russia, India, Sudafrica e Brasile).
Ora si sono aggiunti altri 13 paesi, aggregati come partners, ossia Turchia (che peraltro fa parte della NATO, altro grande smacco per gli USA), Indonesia, Bielorussia, Cuba, Bolivia, Malaysia, Uzbekistan, Kazakistan, Tailandia, Vietnam, Nigeria, Uganda e Algeria. Purtroppo manca il Venezuela, a causa del veto posto dal Presidente del Brasile, Lula.
Anche da queste cose si capisce come lo sviluppo dei BRICS sia tutt’altro che semplice e lineare e che, proprio per questo motivo, però, rappresenta un lavoro a dir poco grandioso.
Talmente grandioso che, grazie a esso, negli anni scorsi si è riusciti a riavvicinare una serie di paesi tra i quali per decenni vi era stata un’ostilità che appariva inconciliabile: Iran e Arabia Saudita, ma anche Russia e Iran, Cina e Vietnam, per non parlare di India e Cina.
Grazie all’entrata di questi nuovi paesi – e sono decine quelli che sono in attesa di farlo – il BRICS+ sta diventando un organismo di dimensioni davvero colossali, non solo per popolazione (avendo superato la metà dell’intera popolazione mondiale), ma sempre più anche per importanza economica, energetica e di materie prime, nonché tecnologica.
Una cosa è certa: il mondo unipolare, egemonizzato dall’Occidente (con gli USA in testa) e dominato dal capitalismo finanziario e con un’impostazione economica ultra-liberista, si può ormai considerare alla frutta, nonostante le feroci resistenze che questo attua (attraverso guerre, sanzioni, dazi, ecc.).
Sta nascendo – a fatica, ma sta nascendo – il nuovo mondo multipolare. Un mondo che con tutta probabilità aprirà nuove prospettive alla lotta antimperialista.
È proprio questo il motivo principale per cui le notizie sul Vertice di Kazan sono state, se non proprio oscurate, fortemente sminuite e messe quasi ai margini.